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Recensione critica: Il medico, identità e ruoli nella società d'oggi di Giovanni Russo

Il volume di Giovanni Russo, Il medico, identità e ruoli nella società, è stato edito dalla CIC – Edizioni Internazionali, a Roma, nel 2004.  L’autore è professore ordinario di Bioetica nell’Università Pontificia Salesiana, presso la sede di Messina, Preside dell’Istituto Teologico “San Tommaso” e Direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia di Messina. Il professore, autore di moltissimi altri saggi scientifici, non è nuovo alla trattazione di tematiche che abbiano per oggetto, direttamente o indirettamente, il campo medico, ma il “τέλος” di quest’opera è diverso, profondo, di certo molto avvincente. Egli afferma che la sua vuol essere “una proposta per riprogettare l’identità del medico”. Ma perché “riprogettarla? Cosa ha scoperto l’autore che non va nella classe medica? Da dove nasce l’urgenza di un cambiamento così radicale da ritenere addirittura necessario “riprogettare” l’identità del medico?Ebbene, chiunque abbia intenzione di ricevere delle risposte a cotante domande, altro non ha da fare che accingersi alla lettura del testo in esame, ove troverà esplicitate, punto per punto, tutte le riflessioni sulla classe medica e i cambiamenti auspicabili. A partire da un excursus storico reso interessante dalla fluidità del linguaggio dell’autore, nel quale è possibile rileggere la fatica con cui l’arte medica si è affrancata dalla magia e dalle superstizioni in generale, si giunge alla condizione del medico odierno che deve invece combattere ogni giorno con le sfide continuamente lanciategli dalla tecnologia e dalla società tutta.  E nello sfogliare le pagine dedicate alla storia della medicina sembra quasi di vedere balzare fuori dai fogli le figure dei vari Ippocrate, Alcmeone, Imhotep, Celso o Galeno, tanto è plastico il racconto e pare naturale soffermarsi a riflettere anche su quella figura del Christus medicus che fornisce l’orizzonte assiologico al quale si ispira il medico cristiano e, passando oltre, giungere all’analisi lucida della svolta clinica e sociale del medico nel XIX secolo, quando esso si trova a fronteggiare il processo di secolarizzazione già in atto dal secolo precedente,  che costringe la classe medica a relegare la matrice cristiana in un angolo per adeguarsi ad un’etica secolarizzata che comunque, se non altro, ribadisce la concezione dell’uomo in quanto “persona”. Ma questo medico si sente anche “tecnico”, è convinto di poter migliorare la qualità della vita dominando la patologia, è quasi pervaso da uno spirito faustiano, certo che la scienza e la tecnica renderanno possibile ciò che al momento sembra problematico e senza soluzione. Bene viene poi descritta la rivoluzione freudiana che ha tanto segnato la cultura contemporanea e la medicina: quello scomporre l’uomo riducendolo a mera sessualità, quel ricondurre ogni azione ad una pulsione sessuale e ogni atteggiamento ad una nevrosi, ha portato i medici, o almeno una parte di essi, ad indagare anche questa sfera dell’uomo, salvo poi scoprire che molte patologie nulla hanno a che fare con l’inconscio, se non quelle appunto di carattere neuropsichiatrico. Quando l’autore si avvicina ai nostri tempi, ci presenta un medico che quasi combatte per mantenere il suo prestigio in mezzo a tanta tecnologia. Oggi qualsiasi problema viene affrontato con l’ausilio delle macchine, perfino le diagnosi possono essere effettuate con il PC!! Per non parlare delle grande risorse offerte dalla telemedicina … ma è giusto veramente tutto questo? L’autore illustra i pro e i contro della telemedicina e mette in rilievo un grossissimo problema che attanaglia la classe medica odierna: il medico che agisce telematicamente perde di fatto gran parte delle caratteristiche del rapporto con il paziente, fino alla completa assenza del soggetto, come fare allora? Mentre il paziente si sentirà psicologicamente abbandonato dal medico, questi dal canto suo dovrà instillare fiducia e rispetto reciproco in chi si aspetta da lui comprensione oltre ad un’arida diagnosi resa telematicamente. Non sono pochi nemmeno i medici impegnati nella e-health, d’altronde ormai da tempo la salute viaggia in rete, tant’è che si parla di cyber-medicina e però anche su questo l’autore sente il bisogno di mettere i puntini sulle “i”: benché vi siano tanti pro, si corre il serio pericolo che non vengano rispettati i valori più elementari che sottendono al rapporto medico-paziente, è veramente necessario che il medico rispetti, pur non avendo nemmeno la più pallida idea di chi stia dall’altra parte dello schermo, la persona che il paziente rappresenta perché venendo a mancare questo, l’intero rapporto rimarrebbe spoglio di ogni possibile validità etica. E quando il medico si è trovato di fronte alle biotecnologie, alla bionica, alla clonazione e all’ingegneria genetica? In questo campo sì che si è manifestato lo spirito faustiano: il medico si è trovato di fronte alla possibilità di manipolare, quasi a piacimento, l’individuo e molti ci hanno anche provato, alcuni anche con fini nobili, esclusivamente tesi al miglioramento della qualità della vita, altri invece hanno proprio giocato a “sentirsi come Dio”, in mezzo a tutto ciò è forte la tensione etica che si avverte: come si può pensare di annullare l’unicità e l’irripetibilità della persona in nome di un presunto miglioramento della qualità della vita? E come ci si deve comportare di fronte a quei pazienti che chiedono al proprio medico di aiutarli a cambiare una parte del proprio corpo che non è più loro gradita? Per quanto il medico si trovi oggi a dover combattere anche con i problemi legati al processo di industrializzazione e al mercato della sanità: pur mantenendo saldo il concetto di diritto alla salute come inalienabile,ci si chiede se la salute sia da considerare una merce. La risposta data da Don Russo direi che mette d’accordo tutti: la salute non è una merce in quanto diritto fontale, ma ha i suoi costi e questi possono essere gestiti per mezzo di una buona economia di mercato eticamente solidale, che potrebbe dare respiro anche ai vari sistemi sanitari nazionali oggi troppo tartassati dai costi; forse così potrebbero essere compiute scelte razionali che non contrastino con il diritto alla salute come quelle inerenti alla chiusura dei reparti di terapia intensiva neonatale e non, già prese per mancanza di fondi. Ma allora quali caratteristiche deve avere un “vero” medico? L’autore avverte che è inutile desiderare un medico ideale, né identificarlo tout court con colui che è capace di rispettare alla lettera tutte le norme deontologiche: il medico è colui che risponde ad una “chiamata”, che è medico in ogni frangente della sua vita, non separando mai la professionalità dalla sua vita personale. Il “vero” medico è una persona onorabile in molti sensi, soprattutto perché si serve delle sue conoscenze per salvare la vita delle persone poi perché ha, o dovrebbe avere, delle peculiarità che lo contraddistinguono: è distinto, decoroso, usa la parola con cognizione di causa, o non la usa quando la ritiene superflua,  è onesto e giusto, eticamente virtuoso, impegnato socialmente, cura la propria preparazione e si aggiorna continuamente, non è né laico né religioso e soprattutto ha una passione per l’uomo che rappresenta per lui fonte di successo nel momento in cui le sue cure producono effetti positivi in termini di salute e di qualità della vita. Il vero medico è quindi chiamato a “curare” e a “prendersi cura” del paziente, il cui mondo personale non gli deve essere sconosciuto, mai. E’ chiaro che non si deve scadere nel paternalismo ma nemmeno nel suo eccesso opposto, non si deve limitare l’autonomia del paziente, se non in casi estremamente particolari, determinati dall’autore come limiti contestuali, esistenziali e concettuali, occorre quindi agire sempre e solo nell’interesse del paziente. Probabilmente in questa società manageriale i “veri” medici non rappresentano la maggioranza, ma fino a quando ci sarà qualcuno che considererà l’altro come un valore e non come il mezzo per incassare assegni a iosa, potremo ancora sperare che la nostra classe medica ci aiuti a migliorare la qualità della vita nel rispetto delle nostre scelte personali, quando queste siano state prese con animo sereno. 

 

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