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Bioetica si dice in molti sensi

L’universo della bioetica si presenta in modo articolato e complesso, "bioetica si dice in molti sensi", di cui presentiamo sommariamente due linee di tendenza che si collegano alla visione generale dei rapporti tra scienza ed etica : quella di coloro che ritengono che la bioetica debba sorgere "dall’interno" della ricerca bio-medica (e quindi non possa venire "imposta dal di fuori" e quella di coloro che pensano che la bioetica sia una parte dell’etica. Al primo gruppo si può far corrispondere quella che si autodefinisce "bioetica laica", al secondo quella che si autodefinisce "bioetica personalista".

La bioetica laica

Dal punto di vista cronologico possiamo dire che le discussioni nell’ambito della bioetica prendono di fatto le mosse dall’impegno e dalla sensibilità di uomini di fede, ma assistiamo ben presto al sorgere di una diversa prospettiva, oggi chiaramente dominante, che tenta di rivendicare una sorta di monopolio culturale, negando di fatto il diritto di esistenza a una bioetica religiosamente ispirata.

Una volta collocatisi all'interno del suddetto quadro teorico si prende atto del pluralismo etico che costituisce la situazione di fatto in cui ci si trova ad operare in campo bioetico: di fatto non pare possibile, oggi, fare appello a un'unica filosofia, a un'unica religione, a un'unica idea della "legge naturale", per poi fondare un'unica morale da cui dedurre precetti da applicare in ambito bioetico. Tale situazione "di fatto" viene assunta come l'unica possibile "di diritto" e le proposte che partono da tale constatazione si limitano, per lo più, a suggerire di trovare (in futuro) il massimo accordo possibile sui valori ritenuti più elevati.

Rimandiamo alla lettura del Manifesto di bioetica laica per una sintesi di questa prospettiva, di cui ci limitiamo a dare una mappa riassuntiva dei punti di riferimento essenziali:

Premesse da cui muove il ragionamento
Preso atto del fatto che non vi è un’unica etica universalmente condivisa si stabilisce che di diritto non ve ne possa essere una "assoluta", per cui si afferma essere possibile solo un’etica procedurale, basata sul libero accordo dei soggetti coinvolti.

Orizzonte ideale di riferimento
Il relativismo etico proprio della nostra cultura viene accolto pienamente, la bioetica diviene "contrattualistica", sulla linea di quello che già rappresentano i codici deontologici.

Criteri per decidere nei casi specifici
Il criterio principale consiste nella riduzione del valore della vita alla valutazione della sua "qualità"; il che avviene a due livelli: a) in rapporto al grado di sviluppo (per cui si distingue la "vita umana personale" dalla "vita umana non-personale", cioè si introduce una distinzione tra "essere umano" e "persona"; b) in rapporto alla qualità della vita fisica di certe persone (per cui si tende a giudicare quali vite siano degne di essere vissute). Un posto di rilievo ha anche il progresso scientifico tecnologico, visto come un fine in se stesso.




La bioetica personalista

La bioetica "personalista" si fonda su uno sguardo sapienziale che ritiene di poter cogliere alcuni elementi profondi della realtà umana. La realtà fisica in genere e quella umana in particolare non si presentano come una sorta di coacervo caotico di forze indecifrabili, ma come un cosmo ordinato e armonioso che supera e sfida la nostra intelligenza, ma non si mostra del tutto "impermeabile" ad essa. I dinamismi della realtà hanno un "senso" di cui noi possiamo cogliere qualche frammento. In tale contesto si riesce a capire che l’uomo è un essere vivente che, pur avendo molto in comune con altri viventi (in particolare con gli animali superiori), manifesta una sua superiorità in quanto dotato della capacità di conoscere intellettualmente, di una piena autocoscienza, della capacità di scegliere e amare in modo libero.

Tutte le volte che si entra in contatto con la realtà fisica di un uomo (come è il caso del medico con il malato) si entra per ciò stesso in contatto con la persona, con tutto il peso della sua dignità. In una visione di tal sorta le esigenze di rispetto della persona umana trovano un fondamento "forte", posto al di là delle mutevoli circostanze di tempo di luogo e cultura, dei mutevoli umori della pubblica opinione e degli interessi corporativi; di conseguenza anche i beni della vita fisica vanno tutelati perché partecipano della dignità di quell'unica persona composta di anima e corpo. Tra i valori della corporeità vi è dunque un'armonia gerarchica, fondata sulla natura umana, che risulta normativa per chi si trova ad agire sul corpo umano; in ordine possiamo individuare: 1) la vita, 2) la salute (fisica e psichica), 3) il benessere (emotivo, relazionale e materiale).

In tale prospettiva si ravvisa la necessità di collocare la bioetica all'interno della filosofia morale, come una sua branca specifica: quella che prende in esame la liceità o illiceità degli interventi sulla vita dell’uomo, specialmente quelli connessi all’agire degli operatori bio-medici.

Il suo metodo viene distinto in due fasi: a) analisi degli interventi in campo medico e biologico al fine di evidenziare in quali casi si pongano i problemi eticamente più rilevanti; b) individuazione della soluzione di tali problemi etici in rapporto ai valori di fondo della persona umana. In sintesi potremmo dire che il corretto rapporto tra ricerca scientifica e scelte morali viene concepito in senso "triangolare": il punto di partenza sono i fatti, intesi come opportunità di tipo scientifico e operativo messe a disposizione dalla medicina o dalle biotecnologie; analizzati con cura i fatti ci si può domandare quali sono i valori in gioco; infine si cerca di dare una risposta eticamente illuminata alle scelte concrete da compiere nei diversi casi specifici.

Ecco una mappa con alcuni punti di riferimento essenziali per una bioetica personalista:

Premesse da cui muove il ragionamento
La bioetica è una parte dell’etica: l’uomo in quanto essere libero e intelligente deve sempre rispondere di fronte alla propria coscienza di quello che fa, per cui ogni atto compiuto con piena avvertenza e deliberato consenso è soggetto alle leggi morali. La difficoltà sta, semmai, nell’individuare tali leggi, sia come singoli, sia all’interno di una cultura che - pur essendo di fatto relativista - non necessariamente lo rimarrà in eterno.

Orizzonte ideale di riferimento
Certamente si tratta di un’impostazione pienamente compatibile con la fede cristiana, ma l’orizzonte ideale di riferimento non è necessariamente di tipo teologico: per fondare i diritti fondamentali della persona umana è sufficiente riconoscerne filosoficamente la dignità in senso forte.

Criteri per decidere nei casi specifici
Il valore a cui si fa riferimento è la dignità ontologica della persona umana, che vale per quello che è e non per quello che fa, quindi va rispettata in modo assoluto, a prescindere dal suo stadio di sviluppo e dalla "qualità" della sua vita fisica.


Prof. Andrea Porcarelli – Docente di Pedagogia generale e sociale all'Università di Padova, Presidente del Centro di Iniziativa Culturale (Bologna), Direttore scientifico del Portale di Bioetica]



Fonte www.portaledibioetica.it

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